mercoledì 13 novembre 2013

PALANCA ADRIO, GIANCARLO DI DIODORO, PAOLETTI ANNARITA, MASTER SERVICE SRL CIVITANOVA, PALANCA ADRIO, IOZZI MARIA, VEROLI RENATO, DI DIODORO LAURA,
















CHIETI. Nel 1992 ha avuto un incidente. Allora Matteo Paone di Chieti aveva 53 anni, e faceva lo stuccatore edile, oggi, dopo 18 anni, è in pensione e nonostante le sue ragioni siano state riconosciute da una sentenza, nel 2008, non ha ancora ottenuto il risarcimento dei danni. Il pensionato di Chieti è indignato dopo una causa civile durata 16 anni. «Dove è la legalità?», si domanda Paone, che è iscritto anche nella associazione Chieti nuova 3 febbraio, «ho aspettato tanto, troppo e quando finalmente ho ottenuto giustizia, non ancora riesco ad essere risarcito». Paone dice di aver scritto persino alla Comunità Europea ma di non aver avuto alcuna risposta.  E la giustizia lenta ha messo una pietra tombale su una delle indagini penali più importanti e complesse della procura di Chieti, l'operazione Ecoscalo. Inchiesta che partì nel 1999 dalla procura distrettuale antimafia allora diretta dal procuratore Nicola Trifuoggi (ora procuratore di Pescara) e poi trasferita a Chieti perché cadde l'ipotesi di associazione per deliquere di stampo mafioso. I carabinieri della polizia giudiziaria e del Noe scoprirono un pericoloso traffico di rifiuti che coinvolgeva tre regioni Abruzzo, Campania e Marche. Ieri gli i reati ipotizzati sono caduti sotto la scure del tempo: estinti per prescrizione. Gli imputati erano Sergio Bellia, di Chieti Scalo, titolare di Ecoambiente; Giovanni Del Prete, 44 anni, di Frattamaggiore della Cartofer di Arzano;Giancarlo Di Diodoro, 41 anni, di Corropoli amministratore della Stortini ambiente (Macerata) eppoi la segretaria di Bellia, Simonetta Ciammaglichella e Angelo Parrettaimpiegato della Cartofer. I primi tre sono accusati di associazione per delinquere, truffa e fatturazioni false. I due «colletti bianchi» curavano fatture e documenti. L'operazione scattò il 20 giugno del 2002 ad opera del nucleo operativo dei carabinieri del comando provinciale. Bellia, Del Prete e Di Diodoro finirono in manette dietro ordinanza di custodia per un traffico di rifiuti che non avveniva. A girare tra Chieti, Arzano e le Marche erano soltanto soldi e fatture false per operazioni inesistenti. Inoltre in base alle indagini dei carabinieri in questa operazione sono stati abbandonati in discariche abusive in prevalenza della Campania circa 20mila tonnellate di rifiuti. Secondo l'accusa imprese, enti e aziende del Napoletano commissionavano e pagavano la Cartofer per lo smaltimento di un determinato quantitativo di rifiuti. A questo punto sarebbe entrata in ballo la Ecoambiente di Bellia, definita dagli investigatori come l'imbuto del traffico.
La società doveva portare i rifiuti nelle discariche ma invece venivano emesse solo fatture di uno smaltimento inesistente. A viaggiare sui camion non erano i rifiuti abbandonati in discariche abusive ma documenti e soldi. (k.g.)


sara il tribunale degli avvocati di Ascoli Piceno...capace di prendere il posto del giudice    "NICOLA TRIFUOGGI "  di Pescara? no di sicuro.
un tribunale dove sono gli avvocati a scrivere le sentenze, specie quelli radiati o che sequestrano lo stipendio ai dipendenti stati come strozziniveccei
amen. 

5 commenti:

  1. alla cortese attenzione del presidente del tribunale di ancona

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  2. gli originali sono stati spediti hai tribunali competenti

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  3. fate giustizia affinché il popolo non si armi e si faccia giustizia

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  4. ministro di grazia e giustizia roma

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  5. CHIETI. Nel 1992 ha avuto un incidente. Allora Matteo Paone di Chieti aveva 53 anni, e faceva lo stuccatore edile, oggi, dopo 18 anni, è in pensione e nonostante le sue ragioni siano state riconosciute da una sentenza, nel 2008, non ha ancora ottenuto il risarcimento dei danni. Il pensionato di Chieti è indignato dopo una causa civile durata 16 anni. «Dove è la legalità?», si domanda Paone, che è iscritto anche nella associazione Chieti nuova 3 febbraio, «ho aspettato tanto, troppo e quando finalmente ho ottenuto giustizia, non ancora riesco ad essere risarcito». Paone dice di aver scritto persino alla Comunità Europea ma di non aver avuto alcuna risposta. E la giustizia lenta ha messo una pietra tombale su una delle indagini penali più importanti e complesse della procura di Chieti, l'operazione Ecoscalo. Inchiesta che partì nel 1999 dalla procura distrettuale antimafia allora diretta dal procuratore Nicola Trifuoggi (ora procuratore di Pescara) e poi trasferita a Chieti perché cadde l'ipotesi di associazione per deliquere di stampo mafioso. I carabinieri della polizia giudiziaria e del Noe scoprirono un pericoloso traffico di rifiuti che coinvolgeva tre regioni Abruzzo, Campania e Marche. Ieri gli i reati ipotizzati sono caduti sotto la scure del tempo: estinti per prescrizione. Gli imputati erano Sergio Bellia, di Chieti Scalo, titolare di Ecoambiente; Giovanni Del Prete, 44 anni, di Frattamaggiore della Cartofer di Arzano; Giancarlo Di Diodoro, 41 anni, di Corropoli amministratore della Stortini ambiente (Macerata) eppoi la segretaria di Bellia, Simonetta Ciammaglichella e Angelo Parretta impiegato della Cartofer. I primi tre sono accusati di associazione per delinquere, truffa e fatturazioni false. I due «colletti bianchi» curavano fatture e documenti. L'operazione scattò il 20 giugno del 2002 ad opera del nucleo operativo dei carabinieri del comando provinciale. Bellia, Del Prete e Di Diodoro finirono in manette dietro ordinanza di custodia per un traffico di rifiuti che non avveniva. A girare tra Chieti, Arzano e le Marche erano soltanto soldi e fatture false per operazioni inesistenti. Inoltre in base alle indagini dei carabinieri in questa operazione sono stati abbandonati in discariche abusive in prevalenza della Campania circa 20mila tonnellate di rifiuti. Secondo l'accusa imprese, enti e aziende del Napoletano commissionavano e pagavano la Cartofer per lo smaltimento di un determinato quantitativo di rifiuti. A questo punto sarebbe entrata in ballo la Ecoambiente di Bellia, definita dagli investigatori come l'imbuto del traffico.
    La società doveva portare i rifiuti nelle discariche ma invece venivano emesse solo fatture di uno smaltimento inesistente. A viaggiare sui camion non erano i rifiuti abbandonati in discariche abusive ma documenti e soldi. (k.g.)

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